Alba Adriatica - Processo per aver diffamato il sindaco su Facebook
In seguito alle indagini della polizia postale la Procura ha rinviato a giudizio due cittadini
ALBA - Le parole offensive postate sulle pagine del popolare social network Facebook, rivolte al sindaco di Alba,
Tonia Picccioni (
nella foto), costano caro a due cittadin
i albensi che ora dovranno rispondere in un processo del reato di diffamazione aggravata, con il rischio di essere condannati ad una pena che va da sei mesi a tre anni di reclusione. E' quanto deciso, dopo le indagini affidate e svolte alla polizia postale, dalla Procura della Repubblica di Teramo che ha rinviato a giudizio due persone di Alba coinvolte nel caso. Fin dal suo insediamento, a Palazzo di città, 3 anni fa, il primo cittadino albense, era già stato oggetto di acidi e scortesi commenti ironici, poco consoni alle fondamentali regole del rispetto della persona, forse suscitati dall'imprevista vittoria elettorale. Le frasi incriminate ed irripetibili erano però state scritte l'estate scorsa, colpendo anche un professionista del luogo. L'avvocato alla guida del Comune, in quel caso, non ha lasciato correre, dirigendosi poi nella caserma dei carabinieri a sporgere denuncia. Gli epiteti poco educati, come primo provvedimento, vennero subito rimossi dalle pagine web ma, nel frattempo, l'indagine ha fatto il suo corso, portando ad individuare gli autori delle parole offensive: il titolare dello stesso profilo Facebook ed un'a altra persona che aveva rincarato la dose, attraverso il classico "mi piace". In tale contesto di astiosa acredine contro il sindaco Piccioni alcuni albensi hanno perso la bussola, dimenticando la prudenza indicata nel vecchio motto latino: verba volant, scripta manent. Infine, è noto come anche la Cassazione ha equiparato la diffamazione sui social network identica a quella a mezzo stampa.