Gli operatori turistici si affidano ai legali per far sì che il fiume non inquini le acque marine
ALBA - Le ordinanze di divieto di balneazione che hanno colpito quasi tutti i Comuni della fascia costiera abruzzese, già in questo mese di maggio,
sono scattate in modo obbligatorio, dovute a leggi europee che, ormai, non sorvolano più sulle devastazioni ambientali, fino alla loro soluzione con certificate misure di risanamento, poi provate da 4 esami delle acque marine. La messa in quarantena di altri 200 metri di litorale (oltre i consueti 100 a distanza dalle foci dei fiumi), non sorge da analisi effettuate in questi giorni ma per i frequenti episodi di inquinamento, accaduti negli ultimi 4 anni: dal 2010 al 2013. Una sorta di monito a smetterla per evitare di avere ampi tratti di spiaggia segnati dal cartello di divieto di balneazione. Ad Alba, località balneare per eccellenza, dopo diverse stagioni estive costellate da scempi ecologici nel martoriato torrente Vibrata (causa anche di una pessima immagine e di una valanga di denunce da parte dei turisti), l'atmosfera per questa insostenibile situazione è molto tesa. Si annuncia un'estate di fuoco, soprattutto, a livello legale. Questa volta, le associazioni degli operatori turistici si sono affidate all'azione di due legali, pronte a procedere contro gli enti preposti se dovessero ancora verificarsi simili e rovinosi contesti ambientali. Ora si spera che, dopo il previsto ciclo di analisi, il divieto possa essere revocato, al più presto.